Ramón: atto finalissimo

Ascolto dischi di due decenni fa, infilato dentro ad un maglione di spessa lana pizzicorina. Sono giorni troppo freddi per mettere il naso fuori di casa, non mi alzerei dal futon Ikea nemmeno se...

DLIN DLON

Suonano alla porta, chi può essere? Non aspetto nessuno. Odio quando suonano alla porta e non aspetto nessuno. Odio anche quando squilla il telefono ma odio di più quando suonano alla porta.

DLIN DLON

La prima cosa che penso quando squilla il telefono o suonano alla porta è: chi cazzo è?
DLIN DLON

Odio anche l'insistenza.

DLIN DLON DLIN DLON

Seccatissimo vado ad aprire, rimango a bocca aperta, in piedi davanti a me c'è Elvis Presley in giacca di lustrini.
"E... Elvis?" Balbetto.
"Elvis? Ma che dici cazzone? Sono Ramón, giaggià."
Dimentico sempre che Ramón, il mio io depresso, è Elvis Presley e non sa di esserlo.
"Scusa Elv... cioè Ramón, ti ho sempre visto solo in foto, così vis a vis non ti avevo riconosciuto."
"Fa freddissimo, non mi fai entrare?"
"Ma certo Ramón, entra, entra pure. Questa sì che è una sorpresa!"
Ramón, il mio io depresso, è venuto a farmi visita, la cosa mi mette a disagio, cosa vorrà?
"Accomodati Ramón, bevi qualcosa?"
"Idromele, grazie."
"Non ce l'ho."
"Allora grog, grazie."
"Non ho nemmeno quello Ramón."
"Uhmmm... vino marchigiano di visciole, grazie."
"Vino marchigiano di visciole? Ma Ramón, siamo a Great Casterton nella contea di Rutland, dove lo trovo secondo te?"
"Acqua di rubinetto?"
"E' pronta in un attimo Ramón."
Vado in cucina a prendergli l'acqua e continuo a chiedermi cosa vorrà, forse ha solo voglia di conoscermi di persona.
Torno nel salottino, sta studiando la custodia del disco che risuona nelle casse dello stereo, gli porgo il bicchiere.
"Forti, chi sono?"
"Sono i 60ft Dolls."
"Mai sentiti, a me piace Elvis."
"Lo so Ramón, lo so."
Beve un sorso d'acqua.
"Ti starai chiedendo come mai il tuo io depresso sia venuto a farti visita."
"Beh, sì Ramón, me lo sto proprio chiedendo."
"Sono qui perchè sei in pace con te stesso."
"Tu credi Ramón?"
"Sei qui al calduccio, infilato dentro ad un maglione di spessa lana pizzicorina ad ascoltare i 60ft come si chiamano."
"Credo di aver capito Ramón, il tuo compito di mio io depresso è finito, vero?"
"Giaggià. Sto per tornare in te."
"Sarà doloroso Ramón?"
"No."
"Se fosse doloroso me lo diresti Ramón?"
"No."
Stiamo qualche secondo in silenzio, Ramón mi sorride poi diventa nebbia davanti ai miei occhi, mi penetra nelle ossa, mi contorce le budella, mi mette il fegato al posto di un polmone, sgomita, si fa strada dentro al mio torace come un wop-bop-a-loom-a-boom-bam-boom. Svengo.
Dopo alcuni minuti, o forse ore, o giorni, riapro gli occhi. Mi sento strano, ma uno strano piacevole, energico, nuovo.
La giacca di lustrini di Ramón è rimasta sul futon Ikea, ho voglia di indossarla e lo faccio.
Mi sta a pennello, sono Elvis Presley e la vita mi sorride.

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